Nuovo modello murino di senescenza con elementi alzheimeriani

 

 

ROBERTO COLONNA

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XIV – 04 giugno 2016.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE/DISCUSSIONE]

 

A cominciare dallo sviluppo fetale fino alla vecchiaia il cervello è costantemente in evoluzione; il piano genetico dei suoi cambiamenti comincia appena ad essere decifrato ed i meccanismi alla base dell’invecchiamento sono ancora oscuri. La ricerca degli ultimi decenni sulla senescenza cerebrale non si limita a rilevare ed analizzare peculiarità e differenze con l’età giovanile, ma ricostruisce processi e caratterizza eventi e fattori che possono costituire chiavi interpretative della fisiologia e della patologia dell’invecchiamento.

Un nodo che si è rivelato più difficile da sciogliere di quanto si ritenesse in passato è quello che lega processi dell’invecchiamento fisiologico a processi ascrivibili ad una distinta causa di patologia.

Un nuovo modello murino non genetico di senescenza cerebrale, introdotto da Means e colleghi, presenta aspetti molto interessanti e potrebbe contribuire alla comprensione di fisiologia, patologia e meccanismi molecolari dell’invecchiamento dell’encefalo umano (Means J. C., et al. Caspase-3-dependent Proteolytic Cleavage of Tau Causes Neurofibrillary Tangles and Results in Cognitive Impairment During Normal Aging. Neurochemical Research – Epub ahead of print May 25, 2016).

La provenienza degli autori è prevalentemente la seguente: Department of Neurology and Cognitive Neuroscience, Department of Ophthalmology, School of Medicine, University of Missouri-Kansas City, Kansas City, MO (USA); School of Biological Sciences, University of Missouri-Kansas City, Kansas City, MO (USA); Center for Neuroscience Discovery.

I modelli murini di patologie neurodegenerative quali la malattia di Alzheimer (AD, da Alzheimer’s disease) sono importanti per comprendere come le cascate di segnalazioni patologiche alterano i circuiti neurali e col tempo giungono ad interrompere la funzione cognitiva. Su questa base si conducono vari studi volti sia ad approfondire i meccanismi del danno sia a migliorare i quadri fisiopatologici artificialmente creati per la ricerca. Means e colleghi, hanno realizzato un nuovo modello sperimentale non genetico di invecchiamento cerebrale che presenta una proteina tau scissa, caspasi attive, aggregati neurofibrillari - contrassegno della AD - che causavano deficit comportamentali commisurati all’invalidamento cognitivo.

A conoscenza degli autori dello studio e nostra, questo è il primo report di un modello murino non transgenico e non interventistico che presenta deficit di invecchiamento strutturali, funzionali e molecolari, associati con l’AD ed altre tauopatie umane con un impatto potenzialmente alto, sia sulla nuova ricerca di base sui meccanismi patogenetici sia sulla ricerca translational, ossia direttamente finalizzata alla traduzione clinica dei risultati.

Ricordiamo che gli aggregati di proteina tau sono considerati un segno microscopico distintivo delle tauopatie, inclusa la stessa neurodegenerazione alzheimeriana. Studi recenti hanno indicato che la scissione della tau gioca un ruolo importante tanto nei processi che determinano l’aggregazione quanto nello sviluppo della patologia. Means e colleghi hanno impiegato topi a genotipo naturale (wild type) come modello per l’invecchiamento fisiologico e i difetti cognitivi da questo derivati. I ricercatori hanno fornito precise evidenze che i topi invecchiati hanno livelli accresciuti di caspasi attivate, che sono in correlazione significativa con livelli più alti di tau troncata e con la formazione di ammassi neurofibrillari. Inoltre, il declino cognitivo era significativamente correlato ai livelli accresciuti di attività delle caspasi e alla tau troncata dalla caspasi-3. L’inibizione delle caspasi indotta sperimentalmente preveniva questa scissione proteolitica della tau e l’associata formazione di aggregati neurofibrillari.

Si può convenire con gli autori dello studio che i risultati da loro ottenuti mostrano il valore della scelta di impiegare un modello non-transgenico per studiare struttura, funzione e meccanismi molecolari dell’invecchiamento e della patologia cerebrale legata all’età.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la collaborazione nella redazione del testo e invita alla lettura degli articoli di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Roberto Colonna

BM&L-04 giugno 2016

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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